STITICHEZZA: DEFINIZIONE
La stitichezza, o stipsi, di per sé è considerata tale quando coesistono un insieme di criteri, quali ad esempio:
- meno di tre evacuazioni alla settimana;
- evacuazione difficoltosa e che necessita una sforzo o spinta eccessivi;
- sensazione di svuotamento incompleto;
- necessità di aiutarsi con manovre manuali, come ad esempio esercitando una pressione anteriormente alla zona anale;
- feci dure o caprine.
Essere “regolari”, quindi, non significa andare tassativamente una volta al giorno; ognuno ha il proprio orologio biologico e la propria regolarità.
Quello che dobbiamo ricordare sono tre principi:
- il nostro bioritmo ci deve dare benessere e non malessere;
- un intervallo eccessivo fra le evacuazioni rischia nel tempo di disidratare le feci richiedendo poi un’importante spinta per farle uscire. L’accumulo eccessivo di materiale fecale può sovra distendere la zona rettale che nel tempo può ridurre la sua sensibilità. Di conseguenza rischiamo di non percepire bene lo stimolo di andare in bagno, ritardando ulteriormente l’evacuazione;
- la stipsi cronica può portare a delle complicanze, quali ad esempio infezioni urinarie o prostatiche, emorroidi, prolasso degli organi pelvici.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA STIPSI?
Le cause della stitichezza possono essere organiche o anche psicologiche. Tra le cause organiche possiamo riconoscere fattori “a monte” o “a valle” che influiscono sulla peristalsi intestinale e lo svuotamento del retto. Tra queste possiamo riconoscere:
- scarsa idratazione;
- alimentazione povera di fibre;
- sedentarietà;
- disordini metabolici;
- farmaci;
- malattie specifiche.
Esistono però fattori psicologici o contestuali che possono predisporre alla stitichezza. Pensiamo ad esempio alle persone che vanno in vacanza e non evacuano fino al rientro a casa oppure a chi vive in un appartamento condiviso con una scarsa insonorizzazione del bagno. Non possiamo non pensare anche a molti neogenitori che, nella corsa e nell’affanno di assecondare il pianto del neonato, postpongono a data da destinarsi il bisogno di defecare.
Purtroppo, a volte, la storia clinica di una stipsi può avere delle cause molto gravi e profonde, come traumi importanti, lutti improvvisi o abusi fisici e psicologici.
La stitichezza quindi è un “non lasciar andare” ed è importante capire perché il corpo (o la mente?) pone questa resistenza.
STITICHEZZA IN GRAVIDANZA
La stitichezza gravidica ha un’origine ormonale ed è molto comune all’inizio della gavidanza. Il progesterone infatti agisce non solo a livello dell’utero ma anche rallentando il transito intestinale.
Durante la gravidanza inoltre, il corpo assorbe molti liquidi anche dall’intestino e quindi la stitichezza, soprattutto se già pre-gravidica, può accentuarsi ulteriormente.
Quando la gravidanza invece giunge al termine, il peso del feto e la compressione che l’utero esercita sulle anse intestinali e sul retto può dare difficoltà nell’espulsione delle feci.
STITICHEZZA E CAUSE MUSCOLARI
Ci sono degli aspetti molto meccanici che possono ostacolare la defecazione, rendendola quindi impegnativa e difficoltosa. Tra questi possiamo riconoscere:
- debolezza addominale: i muscoli addominali, contraendosi, aiutano ad indirizzare il materiale fecale verso il basso. Hanno la funzione di “spremere in giù”. Pertanto un addome molto indebolito, come ad esempio nelle persone sovrappeso, ha difficoltà ad eseguire questa “spremitura”;
- ipertono del pavimento pelvico ed in particolar modo del muscolo puborettale. Le cause possono essere diverse e vanno indagate; possiamo riconoscere motivi di origine posturale così come reazioni di difesa in seguito a traumi pregressi, fisici o anche psicologici;
- presenza di un prolasso viscerale, come ad esempio un prolasso rettale, che fa da “tappo”. Questa situazione è frequentemente associata a ipotonia e debolezza importante dei muscoli perineali.
La fisioterapia può agire proprio in queste situazioni per ottimizzare l’attività dei muscoli deboli e favorire il rilassamento di quelli eccessivamente tonici. Un altro obiettivo fisioterapico è quello di insegnare a gestire bene le pressioni addominali, ovvero le spinte che facciamo nella pancia, attraverso una rieducazione della muscolatura addominale e perineale e di come questi muscoli lavorano insieme.
COME COMBATTERE LA STITICHEZZA?
Banale ma non semplice, la risposta è di agire sulle cause della stitichezza e in particolar modo curando lo stile di vita.
L’obiettivo più importante da raggiungere nel più breve tempo possibile è una maggior regolarità fra un’evacuazione e l’altra e limitare il più possibile le spinte per far uscire le feci. L’abitudine a spingere, infatti, è una tra le cause più comuni di debolezza e ipotono perineale, prolasso degli organi pelvici, emorroidi, ma anche ernie inguinali o ombelicali.
Ecco alcuni consigli pratici che puoi applicare nella quotidianità per favorire la defecazione:
- bere anche quando non si ha lo stimolo della sete;
- avere una dieta ricca di fibre, attraverso una quotidiana assunzione di frutta e verdura;
- fare movimento fisico regolare durante la settimana;
- assecondare lo stimolo e quindi “vai quando senti che ti scappa”;
- avere nella giornata dei momenti di calma e non in corsa continua, perché se il corpo vive in uno stato di perenne allerta inibisce il bisogno di defecare;
- usare una posizione accovacciata, con anche flesse oltre i 90°. In realtà la posizione della “turca” è quella fisiologica per il nostro corpo. Questo ce lo insegnano bene i bambini che per evacuare si accovacciano. Questa posizione rimane la più naturale anche quando si diventa grandi.
CHI CURA LA STITICHEZZA?
Se un corretto stile di vita non risolve la stitichezza, se le evacuazioni sono meno di tre alla settimana e danno sintomi di malessere che perdurano nel tempo, è opportuno rivolgersi al medico per approfondire con eventuali indagini specialistiche a livello gastroenterologico, ginecologico, nutrizionale, fisioterapico e talvolta anche con un percorso di tipo psicologico. È consigliato inoltre rivolgersi al medico prima di prendere lassativi o sostanze che ammorbidiscono le feci perchè alcuni prodotti possono “assuefare” l’intestino, rendendolo nel tempo ancora più pigro, altri invece non sono indicati a tutti, come ad esempio nelle donne gravide.
Maria Bertolini
Fisioterapista specializzata in Riabilitazione del Pavimento Pelvico