La depressione perinatale
Il periodo perinatale, che si estende dalla gravidanza fino al primo anno di vita del bambino, porta con sé una grande potenzialità trasformativa connessa tuttavia ad un’intensa vulnerabilità.
La transizione alla genitorialità comporta un vero e proprio processo riorganizzativo da parte di entrambi i membri della coppia e implica un riassestamento e una rielaborazione delle dinamiche sia interne che esterne agli individui, alla coppia stessa e alla famiglia in senso generale.
Nel corso della gravidanza, le rappresentazioni della donna sono fortemente sollecitate in vista dell’acquisizione del ruolo genitoriale. In particolare, la riorganizzazione di sé come futura madre implica il recupero e la ritrascrizione delle cure ricevute dai propri genitori, includendo eventuali traumi non sufficientemente elaborati. Il disagio emotivo che si manifesta in gravidanza può quindi essere legato a particolari condizioni interne predisponenti o legate ai nuovi compiti evolutivi richiesti dalla nuova fase di vita. Può essere infatti il segno di una difficoltà nella ridefinizione della propria identità, che adesso include non solo sé come figlia dei propri genitori, ma anche e soprattutto sé come madre del proprio bambino.
Differente è il profilo del disturbo depressivo che può insorgere nei dodici mesi successivi alla nascita, periodo in cui la coppia ha a che fare con cambiamenti di ruolo all’interno della relazione e nel funzionamento sociale. Inoltre, la madre deve affrontare importanti modificazioni psicofisiche legate all’immagine corporea, ma al tempo stesso ha il compito di prendersi cura del bambino, ora fuori dal suo corpo. In questo delicato momento, la donna può sperimentare senso di colpa, inadeguatezza, autosvalutazione, percezione di sé come “cattiva madre” o agitazione, irrequietezza, impossibilità a rispettare i ritmi del bambino.
Fattori di rischio
I fattori di rischio della depressione post partum attraversano le dimensioni individuali, di coppia, familiari e socioculturali. Rispetto alla relazione di coppia, la depressione materna correla con bassi livelli di soddisfazione coniugale, che in generale subisce un decremento consistente nei tre mesi dopo il parto. A livello genitoriale, uno scarso coinvolgimento del padre nelle cure è associato alla sintomatologia depressiva materna, così come il mantenimento di ruoli rigidi associati al genere. L’attuale configurazione sociale, che vede il nucleo familiare nascente più isolato dalla comunità rispetto ad un tempo e spesso lontano dalle famiglie d’origine, porta ad iperinvestire a livello di supporto sociale la coppia stessa. In particolare, la donna può avere solo il partner come fonte di supporto emotivo e strumentale, con un conseguente senso di inadeguatezza da parte del padre a fronte dell’elevata richiesta, il quale può tendere ad esacerbare la propria esclusione dalla diade madre bambino, che circolarmente favorisce il senso di isolamento materno. Rispetto al supporto che può fornire la famiglia d’origine della donna, è stato dimostrato che il conflitto con la suocera (Lau, Yin, Wang, 2011) e le relazioni conflittuali con la famiglia d’origine (Giardinelli, Innocenti, Benni et al., 2011) sono altamente predittive di una sintomatologia depressiva durante il periodo perinatale.
Depressione perinatale: un problema di salute pubblica che necessita di una presa di responsabilità collettiva
Le donne, nella gravidanza e nel post partum, vivono nel loro corpo e nella loro mente grandi turbolenze ma spesso, purtroppo, le vivono in solitudine, a dispetto della tecnologia medica e dei miti associati alla maternità, rinforzati dalle aspettative culturali. Le ricerche internazionali sottolineano come ansia e depressione perinatale oltre ad incidere significativamente sulla salute della madre e del padre, siano predittivi di disturbi nella co-costruzione dello sviluppo infantile. La presenza di psicopatologia nel periodo perinatale è associata a problemi emotivi e comportamentali nel bambino anche a lungo termine. La donna, impossibilitata per carenza di risorse interne ed esterne, non riesce a fornire risposte emotivamente sintonizzate al bambino, provocando una disregolazione interattiva che rende via via più difficile riparare la rappresentazione deteriorata di sé come madre.
La psicopatologia perinatale è diventata un problema importante di sanità pubblica e la cura di questo problema non può limitarsi agli interventi specialistici. È una responsabilità sociale collettiva curarsi dell’ascolto dei vissuti di inadeguatezza, di colpa e di solitudine, incoraggiandone l’espressione e combattendo lo stigma sulla maternità che spesso scoraggia le madri e le coppie ad esternalizzare le proprie fatiche, privandosi di fatto del supporto umanamente necessario.